Londra è forse una delle mete più appaganti per i beer hunters, lo confermano i 40 birrifici che sorgono nelle zone centrali e ai confini della City (come vi ho raccontato nella prima parte di questo post), i meravigliosi pub storici e i nuovi locali che servono esclusivamente craft beer. Anche in un luogo così legato alla tradizione birraria, si può avvertire il vento del cambiamento; l’esplosione del numero dei birrifici in città negli ultimi 10 anni e l’attenzione rivolta alle nuove birre artigianali, sono un segno evidente. A fianco dei pub più classici e storici, si stanno diffondendo nuovi locali con impostazione più moderna che cercano comunque di coniugare tradizione ed innovazione. Gran parte del merito va al CAMRA (Campaign for Real Ale), un’associazione indipendente e volontaria nata nel 1971 che ha lo scopo di promuovere la birra tradizionale (cask ale) e i pub britannici che la servono. Il CAMRA organizza inoltre uno degli eventi di riferimento per la birra, il Great British Beer Festival (GBBF), che si svolge ogni anno a Londra nella prima metà di agosto e il National Winter Ales Festival ( NWAF) che ha luogo a Manchester nella seconda metà di gennaio.

Avendo avuto l’occasione di scambiare qualche parola con chi la birra a Londra la produce, è emerso che l’attenzione e la sensibilità del consumatore nei confronti delle cask ale è migliorata negli ultimi anni. Per decenni, le birre spillate a pompa hanno avuto una cattiva reputazione secondo i consumatori britannici, complice anche la difficoltà dei publican nel gestire i cask. Proprio per questo, alcuni nuovi birrifici inglesi sono soliti infustare la propria birra con metodi diversi (fusti usa e getta o i classici in acciaio). Nonostante ciò, ho deciso di assaggiare solo birre in cask una volta varcata la soglia di un pub.
Uno dei locali di nuova impostazione è il Craft Beer & Co, un “marchio” che possiede ben 8 pub sparsi per la città. Quello che ho visitato io, è situato nella zona di Clerkenwell, a due passi dal Gunmakers (pub di cui ho sentito parlare molto bene, ma che ahimè, è chiuso il sabato e la domenica) in un bellissimo edificio storico. |
Varcando la porta di ingresso ci si ritrova di fronte una marea di birre, un po’ il “paese dei balocchi” per un appassionato. Il bancone, che occupa gran parte del locale, è diviso tra 16 Pompe e 24 spine. Non poteva mancare Thornbridge (uno dei birrifici che più ammiro del Regno Unito) che offre una buona selezione sia in cask che in fusto, e come già accennato, mi sono soffermato sulle birre a pompa; Sequoia (American Amber Ale da 4,5% Vol.) e Beerkeepers (Summer Ale da 5,3% Vol. molto fresca e dal carattere citrico e tropicale). Rimanendo comodamente seduto al bancone, ho avuto la possibilità di spostare l’attenzione su un altro emergente birrificio inglese, Magic Rock Brewing. Ottima era stata l’impressione che avevo avuto allo scorso Eurhop Beer Festival di Roma, e subito è arrivata la conferma. In gran forma The Stooge (American Brown Ale da 4% Vol.), leggermente sottotono la Dark Arts (Stout da 6% Vol.), mentre ho trovato molto interessante e particolare la Punchline (Chocolate Porter con aggiunta di peperoncino 5,4% Vol.). Nonostante ciò, il Craft Beer & Co. non mi ha lasciato la sensazione di un pub con una vera e propria identità, forse complice anche la giornata abbastanza impegnativa passata a visitare i birrifici della capitale.

Sono invece appartenenti al gruppo Taylor Walker il Bayswater Arms e il Black Lion. Sono dei locali bellissimi che trasudano storia; il Black Lion è attivo dal XVII ed offre ristoro ai viaggiatori che percorrono la Great West Road verso Bristol in direzione delle Americhe. Anche dal punto di vista delle birre in cask non hanno sicuramente deluso, con due ottime bitter locali: la Windsor Knot della Windsor & Eton Brewery e la Hopspur (vincitrice della medaglia d’argento tra le Premium Bitter al SIBA 2013) del birrificio Redemption di Tottenham attivo dal 2010.
Al Bayswater Arms non potevo tirarmi indietro ad una più che classica Fuller’s London Pride (4,1 % Vol.) che in cask è sicuramente migliore di quelle che si possono reperire in bottiglia in Italia. Da un birrificio classico come Fuller’s ad un altro classico britannico: Adnams Brewery della piccola cittadina di Southwold. In questo caso la Ghost Ship Pale Ale (4,5 % Vol.) coniuga il più tradizionale malto Pale inglese con un blend di luppoli americani tra cui Citra. Un mix fantastico che conferma il trend sempre crescente dell’utilizzo di luppoli d’oltreoceano anche per i birrifici più tradizionali.
Quello che non potrò dimenticare di questo week-end londinese è il sunday afternoon passato rilassandoci di fronte a qualche ottima pinta in un pub dall’atmosfera unica: The Harp. Situato nella centralissima zona di Covent Garden, già da fuori è possibile intuire che si tratta di un pub caloroso ed accogliente, sicuramente non fatto per attrarre turisti per caso. |

È stato nominato dal CAMRA National Pub of the Year 2010/2011, West London Pub of the Year 2012 e London Cider Pub of the Year 2011. L’ingresso angusto è occupato in gran parte dal bancone che accoglie regolarmente 10 pompe, tutte di ottimo livello. Anche se considerato immorale, per assaggiarle tutte ci siamo divisi delle mezze pinte. Dalla regione del Sussex sono arrivate le migliori bevute; la Sussex Best Bitter di Harveys (4% Vol.) brassata con malto Maris Otter e varietà locali di luppoli (Goldings, Fuggle e Bramling Cross), la Cardinal Sussex Porter di Filo Brewing Company e la Hophead (3,8% Vol.) di Dark Star intensamente luppolata con Cascade. Sempre caratterizzata dai luppoli americani la Pale Ale (4,7% Vol.) di Dark Star, con un mix tra Cascade, Centennial e Chinook. Tornando a parlare di nuovi birrifici londinesi, alla spina erano disponibili in perfetto stile la Archer Mild (3,6% Vol.) e la bitter Wandle (3,8% Vol.) di Sambrook’s Brewery nato nel 2008 nell’area di Battersea. Dedicata al vecchio birrificio in rame la bitter Copper Ale (3,7% Vol.) di Palmers, mentre alle IPA americane la Redwood di Red Squirrel Brewing. Rimanendo sul colore ambrato la Redhead di Twickenham prodotta con luppoli inglesi e tedeschi, che però non ha lasciato il segno.
Dopo questo week-end, rafforzo più di prima la mia personalissima idea che il termine "bitter" viene spesso abusato, classificando così alcune birre che hanno lontanamente una qualche ispirazione a questo storico stile. Purtroppo (o per fortuna), per poter degustare una vera bitter non c'è altro modo che spostarsi all'interno dei confini britannici. Uno dei motivi che rende questo stile unico è l'abilità del publican nella qualità e attenzione del servizio. C'è poi la tipica atmosfera "british" che fa da contorno per una bevuta magica dal retrogusto amaro. Uno degli aspetti che più mi ha colpito, soprattutto durante la visita ai birrifici, è l'approccio dei consumatori; ho notato curiosità ed interesse ma senza estremismi. In fondo, concedersi una pinta è anche questo!!!
Have a nice bitter!!!
Dopo questo week-end, rafforzo più di prima la mia personalissima idea che il termine "bitter" viene spesso abusato, classificando così alcune birre che hanno lontanamente una qualche ispirazione a questo storico stile. Purtroppo (o per fortuna), per poter degustare una vera bitter non c'è altro modo che spostarsi all'interno dei confini britannici. Uno dei motivi che rende questo stile unico è l'abilità del publican nella qualità e attenzione del servizio. C'è poi la tipica atmosfera "british" che fa da contorno per una bevuta magica dal retrogusto amaro. Uno degli aspetti che più mi ha colpito, soprattutto durante la visita ai birrifici, è l'approccio dei consumatori; ho notato curiosità ed interesse ma senza estremismi. In fondo, concedersi una pinta è anche questo!!!
Have a nice bitter!!!